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Il Vajra ShenDo si propone come uno stile di vita, oltre che come Arte Marziale. Il suo scopo e' di rafforzare lo spirito attraverso la pratica fisica di molteplici discipline Marziali al fine di riportare l'uomo al suo naturale stato di equilibrio psicofisico e permettergli quindi di ri-armonizzarsi con l"universo.

La prima cosa che si impara nello ShenDo e' il saluto che viene eseguito all'inizio ed alla fine di ogni allenamento. Si saluta tutti insieme, prima gli antichi Maestri (senza i quali, non sarebbero state tramandate le varie Arti), poi gli allievi salutano il Maestro ed il Maestro a sua volta saluta gli allievi (inchinandosi anche lui) che gli permettono di continuare "il lignaggio" di pratica. Questa e' infatti la prima differenza con molte delle Arti tradizionali. Normalmente tutti salutano gli antenati e poi, gli allievi salutano il Maestro che rimane fermo ed impassibile, considerandosi, spesso, già "arrivato". Questa non e' una critica ai Maestri delle varie discipline che seguono il loro codice e le loro tradizioni, ma solo un ricordare che nello ShenDo, non esiste un grado supremo e nessuno è mai arrivato al traguardo. In tutti gli stili c'è un grado ultimo, normalmente raggiunto solo dal fondatore, nelle arti Giapponesi e' solitamente la "cintura rossa" cioè il 10 dan. Nello Shen Do la ricerca continua fino alla fine ed i gradi che si possono raggiungere dipendono dal ricercatore stesso. Maggiore è il numero delle discipline che il Maestro continuerà a studiare, maggiore sarà il numero dei suoi gradi. Anche questo fa parte del principio di eterna e sincera ricerca essendo lo scopo dello ShenDo ritornare alle origini. Ma torniamo al saluto. Durante il "mokuso" (fase di concentrazione) viene eseguita una meditazione che sarà breve nel primo periodo di studio e si prolungherà negli anni successivi fino a diventare una meditazione vera e propria di durata comunque, sempre variabile in accordo con la durata delle lezioni. Durante questa verranno spesso eseguiti alcuni Pranayama che si saranno appresi lungo il cammino di studio, dei Bandha, dei Mudra, nonchè alcune tecniche di visualizzazione.

Tutti questi esercizi, tipici dello Yoga, sono infatti parte integrante del percorso di studi. La meditazione prima dell'allenamento servirà a caricare il corpo di energia, allontanare i pensieri negativi e centrarsi, per creare i presupposti di un buon allenamento, mentre la Meditazione finale servirà a ricaricare il corpo dell'energia dispersa e a riequilibrare la mente prima di "rientrare" nella vita quotidiana. Si comprende quindi quanto queste due fasi statiche di "allenamento" siano importanti, in perfetta linea con gli antichi insegnamenti del Wu Wei per unificarsi col Tao, cioè "movimento nell'immobilità". L'apparente passività (corpo immobile) e tutto il lavoro che viene svolto internamente (visualizzazioni, Mantra, Mudra, etc). Ricordiamoci sempre che "Il Chi segue il Yi" cioè l'energia segue la mente.

L'allenamento nello Shen Do è suddiviso in varie fasi che, per ovvie ragioni di tempo, mutano di volta in volta durante gli allenamenti. Queste comprenderanno comunque sempre un "warm up" come ad esempio, il Surya Namaskar (saluto al sole) dell'Hata Yoga, oppure il Nanbutaisho. Il Nanbutaisho è un'insieme di movimenti ginnici, intelligentemente elaborati dal Maestro Yoshinao Nanbu che, ispirandosi agli elementi della natura, è al contempo ginnastica e tecnica Marziale. Questa ginnastica contiene nel suo interno, un repertorio di movimenti che, nel suo insieme, si possono considerare come un allenamento vero e proprio. Integrati con questi movimenti, che sono pur sempre tecniche di Karate, vi e un esercizio respiratorio costante, atto a purificare i canali ed a potenziarne l'energia che vi circola. Tutte le tecniche, eseguite rigorosamente in maniera bilaterale, cosi da equilibrare l'intero organismo, mirano a coinvolgere la muscolatura nella sua totalita, donando al corpo forza e agilita.

La respirazione deve sempre essere ventrale con inspirazione nasale ed espirazione forzata e sonora, dalla bocca. Questo tipo di respirazione aiuta a scaricare le tensioni, sbloccando il chakra della gola e potenzia il chakra dell'ombelico portandogli un grande afflusso di energia. Tutte le respirazioni, infatti, dove l'espirazione e piu lunga dell'inspirazione, spostano l'energia verso il basso, portando equilibrio interno e stabilita emozionale. La durata dell'inspirazione e dell'espirazione varia da esercizio ad esercizio, ma rimane caposaldo un'espirazione fortemente sonora. Una forte contrazione addominale accompagna tutte le espirazioni in ogni movimento, a volte lento, a volte rapido forzando ulteriormente l'energia interna al ventre, in quanto l'energia segue il pensiero. Il Nanbutaisho è una ginnastica molto utile ed efficace con lo scopo di integrare corpo e mente, tramite il respiro ed il movimento. E' quindi, un'ottimo esercizio da utilizzare come punto di partenza per la conoscenza del nostro corpo e soprattutto per imparare a sincronizzare respiro e movimento, senza contrarre inutilmente parti della muscolatura che non servono ed imparando invece ad utilizzare solo quelli utili per lo scopo. La vita sedentaria, le posture errate, ed altro, portano inevitabilmente a micro contratture muscolari che a loro volta chiudono i canali energetici interni, peggiorando quindi il nostro stato di salute psico - fisica. La muscolatura contratta e infatti una delle cause della tensione anche emotiva, quindi, imparare a non sovraccaricarla e importantissimo. Inoltre, l'alternanza di contrazioni forzate e di rilassamento volontariamente imposto tramite il respiro, insegna a decontrarre il corpo, rilassandolo e questo e il primo passo per eliminare le tensioni fisiche, di conseguenza quelle psichiche. Il Nanbutaisho inoltre, insegnando fin da subito a controllare il respiro, è un ottimo supporto per il futuro apprendimento del Pranayama che comincerà' presto, partendo dalla cintura arancione.

Un altro elemento che non può mancare in ogni allenamento è lo studio della tecnica della quale si ricerca sempre la perfezione. Il tipo di tecniche studiate sono varie, si inizia con la fluidità del Nanbudo, dello stile dell'Airone e con l'Aikido nei gradi della cintura bianca e gialla, per passare alle prime tecniche di combattimento della Kickboxing nei gradi della cintura arancione, all'Escrima, la Meditazione ed il Pranayama sempre nel grado di arancione, il Tai Chi Chuan, il Chi Kung ed altri stili che utilizzano gli stessi principi di cedevolezza, nella verde, l'Hata Yoga e il Karate Shotokan nella blu, ed un approfondimento ed una fusione di tutti i precedenti stili, ulteriormente integrati da altre Arti ancora, nel grado di cintura marrone per approdare alla cintura nera con un bagaglio più che mai vasto. Lo studio della tecnica viene eseguito in maniera lenta e regolare piuttosto che esplosiva, seguendo l'antico principio del Tai Chi Chuan. Anche i calci, nonostante richiedano uno sforzo maggiore vengono studiati lentamente, curando la fluidità della tecnica anzichè la velocità. Questa poi arriverà naturalmente una volta che le giuste coordinazioni motorie saranno state apprese. Come recita un'antica massima cinese estratta dal libro della famiglia Yang: "Dalla lentezza raggiungiamo la calma, aggiungendo la consapevolezza, padroneggeremo il movimento".

Riguardo alla tecnica, appresa ovviamente quella di base, viene studiata utilizzando i "Randori", delle combinazioni di attacco e difesa che eseguite a coppie, sulla base di attacchi predeterminati, permettono anche di approcciare il combattimento.

I Randori sono serie di 7 attacchi simmetrici (cioè eseguiti sia con la parte destra che con la sinistra) che generalmente si suddividono in 2 attacchi di pugno, 2 di maegheri, 2 di mawashigheri ed un ultimo oitzuki dx che conclude la serie. I tipi di difesa e contrattacchi variano da Randori a Randori, includendo alla fine le più disparate forme sia di difesa che di contrattacco. I Randori oltre che a perfezionare la tecnica in se, aiutano ad imparare il controllo dei colpi, a trovare la giusta distanza e ad approcciare così il kumitè creando una sorta di sana competizione tra i due praticanti che in realtà si aiutano tra loro per ottenere la corretta esecuzione degli stessi. Si praticano alcuni Randori del Nanbudo ed altri impostati con tecniche di Aikido, Ju Jitsu, Karate, Kickboxing, etc.

Parte importante rivestono gli Ukemi (cadute) alle quali viene sempre dedicato parte dell'allenamento. Utilizzando infatti molto anche le leve e le proiezioni, risulta indispensabile apprenderle al meglio. Le cadute vengono imparate sotto varie forme, da quella del Judo a quella dell'Aikido e del Ju Jitsu.

L'apertura mentale come strumento di comprensione.

Fin dai primi gradi i praticanti vengono spinti a fare stage e lezioni di ogni tipo di disciplina Marziale al fine di ampliare le proprie conoscenze e soprattutto per non chiudersi nell'illusoria sensazione che "la mia Arte è meglio di tutte le altre". Un triste errore della maggioranza dei Maestri ai giorni nostri, è proprio quello di chiudere la visuale anzichè aprirla. Chiudersi in un'Arte Marziale senza il minimo interesse per ciò che la circonda (e dalla quale anticamente era unita), oltre ad essere poco saggio, è anche limitante. Un vero Maestro dovrebbe spingere i propri allievi ad ampliare al massimo le loro conoscenze, anche se questo, purtroppo non avviene quasi mai. Forse la paura di perdere degli allievi che trovando un'Arte più consona a loro stessi, potrebbero cambiare palestra e dedicarsi ad altro. Forse l'insicurezza che trovino un Maestro migliore o forse solo la chiusura mentale che "si deve fare solo quella cosa e non altre", fatto sta che comunque gli odierni Maestri non incitano certo gli allievi a studiare. Riguardo invece agli stessi Maestri che rimangono chiusi nelle loro ristrette conoscenze, senza aggiornarsi con nuovi studi, forse per l'imbarazzo o la vergogna nel rimettersi una cintura di colore bianco anzichè la nera alla quale sono ormai abituati, a questi perfettamente calza il sistema di graduazione dello ShenDo che riconosce anche sulle cinture colorate l'esistenza di una cintura nera in un'altra Arte Marziale (vedi cap. sulle graduazioni). Questo dettaglio è stato appositamente studiato per coloro che, dopo essersi duramente "sudata" la loro cintura nera, non hanno nessuna intenzione di ricominciare come un allievo alle prime armi. Diciamo, una piccola gratificazione dell'ego nella fase iniziale. Dico solo nella fase iniziale, in quanto una volta raggiunto il grado di cintura nera, lo Shendoka (praticante di ShenDo) se vorrà acquisire altri "dan" dovrà comunque rindossare la cintura bianca e studiare altri stili. Difatti solo diventando cintura nera di un'altra Arte Marziale, sarà possibile crescere di grado. Anche questo rientra nello stile del Tao dove non esistono Yin o Yang separatamente, ma sempre una combinazione dei due nel loro insieme, sta a noi riportarli in equilibrio. Alcune "facilitazioni" che si possono avere all'inizio, si ripropongono come ostacoli andando avanti ed alcuni ostacoli che si presentano all'inizio, rendono la strada in discesa col proseguire del percorso, l'eterna legge del Karma e' sempre presente.

Lo ShenDoKa è quindi sempre stimolato ad apprendere Arti e tecniche nuove e ad inserirle nel suo bagaglio culturale al fine di poterle sfruttare nella giusta occasione. Un pò come diceva Bruce Lee quando parlava del Suo Jeet Kune Do. A parte il fatto che si trattava solo di combattimento, il principio era "prendi ciò che è utile e scarta ciò che è inutile". Lo stesso dicasi per lo ShenDo, è saggio studiare tante cose, ma lo scopo è comunque imparare ad adattarle a se stessi. Tanto per fare un esempio, sempre riferito al combattimento, sarebbe inutile che una persona di 50 kg volesse affrontare un avversario di 100 kg, imponendosi con uno stile esterno, tipo quello della tigre. Così come sarebbe inutile che un atleta di 100 kg volesse combattere sempre con uno stile interno contro avversari più deboli e minuti. Ognuno infatti deve sempre tener presente la costituzione propria e dell'avversario e considerare anche altre caratteristiche come ad esempio, il proprio carattere.

Lo studio dello Shen Do e' quindi non solo uno studio Marziale ma anche e soprattutto di se stessi. "La natura del corpo è di seguire la mente. La nature dell'energia è anch'essa di seguire la mente. La natura della mente è di seguire la volontà".

Il fortificare la volontà attraverso una disciplina ed una costanza ferrea, è uno degli obiettivi principali di tutte le Arti Marziali. Lo Shen Do è nato nel tempo, gradualmente, studiando e studiando ancora, praticando e praticando ancora ed ha cominciato a manifestarsi nella sua forma esteriore alla fine del 2008 all'interno del Monastero di Sherabling, un Monastero Tibetano nel nord dell'India, ai piedi dell'Himalaya. Dopo aver studiato e praticato a fondo molte Arti Marziali queste hanno cominciato a fondersi tra di loro, per tornare alla loro origine primordiale, i monaci. La speranza è che tra poche generazioni di Maestri, qui nel Tempio di Sherabling, l'Arte Marziale torni pulita e completa come un tempo. Già da molti anni meditavo una cosa del genere, ragionando che tutto quello che avevo imparato e che continuavo a studiare, aveva senso solo se riunito in un'unica forma. Anche perchè quando alcune coordinazioni motorie si instaurano nel corpo e nella mente, è difficile scinderle. Volendo fare un esempio "Zen", è un pò come avendo usato vari ingredienti per fare un zuppa, si volesse estrapolare il sapore di un solo ingrediente. Anche potendolo fare, non avrebbe un gran senso perchè il sapore di quella buona zuppa è dato appunto dalla combinazione dei vari ingredienti. Lo stesso dicasi a riguardo delle Arti Marziali e delle tecniche meditative. Più ne studieremo e più esse entreranno in profondità nel nostro essere, più sarà impossibile separarle l'una dall'altra. Questo perchè la loro radice primaria è la stessa.

Non poteva esistere luogo più adatto per cercare di fondere le nozioni acquisite canalizzando le intuizioni per recuperare conoscenze piu' antiche. Come mi disse una volta Lama Ganckar Quei Pei proprio in questo Monasero: "Lasciati andare, pratica e svuota la mente e presto, tutta la conoscenza di un tempo, sarà nuovamente tua". Lo Shen Do, non è quindi una "nuova" Arte Marziale ed al momento neppure un'Arte antica, non tanto perchè è nata da poco, ma perchè, seguendo il principio Taoista della mutazione, è in continua evoluzione. Per tornare al banale esempio della zuppa, anche se questa è buona, si possono sempre sperimentare altri ingredienti aggiuntivi per migliorarne ulteriormente il sapore. Nonostante esista un programma di base per tutti i vari gradi, lo Shen Do si evolve continuamente assimilando ed inglobando tutte le nozioni che negli anni verranno apprese continuandone la ricerca e la pratica. Si potrebbero infatti definire ShenDoKa tutti coloro che sinceramente ricercano e studiano senza fossilizzarsi all'interno di una sola Arte Marziale. Così come altri nuovi stili, lo Shen Do è infatti in continua trasformazione e si arricchisce giorno dopo giorno riprendendosi le antiche nozioni facenti ora parte di altre Arti Marziali. D'altra parte, la vita stessa è in mutamento, continuamente si evolve e lo Shen Do non tenta, come hanno fatto molte altre Arti di sottrarsi a questa legge eterna, ma anzi la accetta e la ingloba, diventando un tutt'uno con essa. Ogni situazione è a se, ed ogni situazione, cambiando le condizioni, sia interne che esterne, necessita di adattamenti. Ricordiamoci come sono nate e soprattutto come si sono evolute le Arti Marziali. Rammentando ciò è facile comprendere che nessuna può contenere in se tutte le "verità" a riguardo, essendo tutte quante solo dei "frammenti" di ciò che esse erano all'inizio. Se ci si vuole quindi avvicinare alla verità delle Arti Marziali antiche ed alla loro vera comprensione in toto, sarà necessario espandere ed approfondire le proprie conoscenze al maggior numero di discipline possibile. Solo studiando ed approfondendone molte, potremo comprendere cosa sono veramente le Arti Marziali. Anche per questa ragione il programma dello Shen Do prevede lo studio dello Yoga e della Meditazione, non dimentichiamo mai il perchè furono create. Lo scopo primario di un'Arte Marziale deve essere il riequilibrio dell'essere umano, altrimenti rimane una mera arte di combattimento e basta, oppure un'esibizione di forme belle e spettacolari, ma non certo un'Arte Marziale. So che con queste affermazioni turberò l'animo di molti, di quelli che si ritengono "tradizionalisti" e specialmente di coloro che, fossilizzati nella credenza che ciò che praticano sia l'unica cosa veramente efficace, l'unica originale o comunque la sola da seguire, non riusciranno a comprendere cosa realmente significhi e quale sia il senso di "equilibrare" l'essere umano. Ebbene, questa limitazione mentale, purtroppo appartiene a molti, soprattutto a molti che si fanno chiamare Maestro. Nonostante ciò tutti siamo in continua evoluzione e a tutti è data la possibilità di comprendere, se veramente lo si desidera. D'altra parte, anch'io mi sono sempre considerato un "tradizionalista", ma poi, continuando a studiare, sono giunto al punto dove è diventato obbligatorio domandarsi da dove provenissero tutte le varie "tradizioni" che continuavo a seguire e che anno dopo anno si ampliavano.

Lo Shen Do parte dal presupposto di ampliare la propria visione, non solo Marziale, ma della vita stessa. Le teorie religiose sono tutte incluse nella vita del vero studioso Marziale e lo spirito pacifista permea tutta la pratica. Inglobando in se molte Arti Marziali, non stupisce che molti dei principi già conosciuti, facciano quindi parte dello Shen Do. Difatti i principi base di moltissime Arti, sono qui presenti. Nonostante possa sembrare inconciliabile unire principi talvolta opposti, vedi ad esempio la durezza degli stili duri (tigre, orso, etc) con la cedevolezza degli stili interni (Aikido, Tai Chi Chuan, serpente, etc), lo ShenDo si rifà all'alternanza di entrambi seguendo un antichissima massima cinese, del famoso oracolo chiamato "libro dei mutamenti".

"La rigidezza mutantesi in cedevolezza e la cedevolezza mutantesi in dura forza". (I Ching)

L'alternanza di Yin e Yang è uno dei principi base dello ShenDo. Difatti solo nell'alternanza del duro ed del morbido e solo adattandoli entrambi alle diverse situazioni, si può trovare la chiave vincente. Questo nell'Arte Marziale come del resto nella vita stessa. Si comprende ora meglio come sia possibile abbinare il Karatè Shotokan al Tai Chi Chuan oppure la Kickboxing, all'Aikido.

La conoscenza degli opposti porta all'equilibrio dell'essere. Continuando le spiegazioni risulta, credo sempre più, quanto il lavoro di ricerca sia lungo e faticoso, ma come è scritto nel Tao Te Ching: "L'Uno creò il Due, il Due creò il Tre, il Tre creò le diecimila cose" o come diceva sempre Sri Yukteswar: "banat banat bajai" cioè "facendo, facendo, un giorno è fatto".